NEWSLETTER DAL 27 FEBBRAIO AL 10 MARZO

Ecco la nuova newsletter, tutti gli incontri saranno in libreria.
Alla peggio accendiamo il termosifone…
Vi aspettiamo.
A Trame.

Martedì 27 febbraio alle 18 in libreria
presentazione del libro di Francesca Mazzoni “La fata sdentata” (Il ponte vecchio).
L’autrice ne parlerà con lo scrittore Alessandro Berselli.

Scordatevi le fate dotate di luccicanza che siete abituati a trovare nelle favole, abbandonate l’idea che in questo libro si possano incontrare creature leggiadre e sognanti. La fata sdentata, infatti, è figura umanissima come conferma il suo sorriso sbilenco, per niente perfetto. Fata invecchiata e sgualcita dalla troppa vita che le è passata addosso, conserva tuttavia il potere tra tutti il più magico, quello di farsi attraversare dalle delusioni senza incrinarsi. Sa ancora stupirsi e questo la rende la fata più fata di tutte.
Dopo il successo di “Una mente insolente”, Francesca Mazzoni si cimenta in testi poetici di coinvolgente intensità, dotati di una carica espressiva rara: la parola vi si distende senza filtri e senza finzioni, una parola per la quale l’autrice è disposta a “sporcarsi le mani”, a rivelarsi nella oscura e trasparente pienezza di sé, non risparmiando un solo etto di inchiostro e di cuore.
Con uno stile decisamente originale e spesso irriverente ci affida in tal modo la sua esperienza di vita, persino le sue idiosincrasie, permettendo al lettore di partecipare e agli aneliti e alle scoperte di una donna di tesa sensibilità e soprattutto ai suoi incanti: in definitiva a un mondo in cui si soffre molto ma si gioisce ancora di più.

Francesca Mazzoni, attrice ravennate, vive e lavora dovunque e da nessuna parte.
Ha pubblicato un racconto con Einaudi-Stile Libero, all’interno dell’antologia Quello che ho da dirvi (1998) e ha partecipato alla stesura a più mani del libro La città dei fossili, edito da Fernandel (2009). Due suoi racconti, L’Amarro e Le sirene zoppe sono sono apparsi rispettivamente sulle antologie L’ultimo bicchiere (Cicogna Editore, 2016) e Lo dice il mare (Edizioni Il Foglio, 2017). È autrice di diverse drammaturgie teatrali. Per i tipi del «Ponte Vecchio» ha pubblicato Una mente insolente (2014).

Mercoledì 28 febbraio alle 18 in libreria
incontro con Marilena Renda.
L’autrice di “Regali ai fantasmi” (Mesogea) e “La sottrazione” (Transeuropa) parlerà dei suoi libri con Vincenzo Bagnoli e Maria Luisa Vezzali.
Introduce Vito Bonito.

“Regali ai fantasmi”
Dopo un lungo periodo trascorso in un’altra città, la giovane donna protagonista e voce narrante di questo nuovo romanzo di Marilena Renda, cerca di ricostruire il rapporto problematico con la sorella, più giovane e… sordomuta. La sorella maggiore la scruta, prova degli approcci, tenta di ricucire una relazione di vicinanza e di fiducia, complicatasi dopo la perdita di entrambi i genitori, studia ogni soluzione per farla uscire dal guscio in cui l’altra si è rintanata.
E quando finalmente sembra essere riuscita nel suo intento, è lei a ritrovarsi duramente faccia a faccia con se stessa. È lei, non più la creatura sordomuta, quella segnata da un ‘impedimento’, a dover fare i conti con le proprie chiusure, i fallimenti, i silenzi e i suoi stessi misconosciuti impedimenti. È lei a rendersi conto di essere rimasta come inceppata, fuori tempo e fuori luogo. In quella stessa gabbia invisibile da cui ha fatto di tutto perché l’altra potesse uscire…

“La sottrazione”
Tra le operazioni aritmetiche la sottrazione, che a scuola si impara rigorosamente dopo l’addizione, è senza dubbio il procedimento più essenziale. Lo sappiamo per esperienza: se dopo aver accumulato – spesso per anni – oggetti, relazioni, città, rappresentazioni della nostra perplessità di stare al mondo, non gettiamo via un po’ di quel fardello, la nostra comprensione del mondo rischia di non diventare mai significativa. È il gesto di gettare via tutto che rende santi i santi. Lo sanno bene anche i poeti: solo la parola assente è importante, e l’unico gesto che importa saper compiere è quello di togliere parole per dare più luce alle cose. La voce che parla, nella Sottrazione, ha deciso un giorno di fare spazio al vuoto, e dal vuoto è stata ricompensata con doni atroci di ogni genere: silenzio, sogni, visioni, voci. Soprattutto voci di bambini, con le loro storie di piccole fratture quotidiane, con la loro voglia di scappare da noi eppure di esserci. Le voci dei bambini scavano nella voce che le raccoglie una faglia comune in cui si può scorgere il lume di una vicinanza, una piega scomoda in cui stare raccontandosi il movimento di diventare ciò che si è.

Marilena Renda è nata a Erice nel 1976 e, dopo aver vissuto a Palermo, Roma e Milano, attualmente vive a Bologna, dove insegna inglese. Ha tradotto diversi libri dall’inglese e dal francese e conseguito un dottorato in Italianistica su ebraismo e letteratura nel ’900. Autrice di prose e versi, ha pubblicato: Bassani, Giorgio. Un ebreo italiano (Gaffi 2010), Ruggine (dot.com press 2012), Arrenditi Dorothy (L’orma 2015) e La sottrazione (Transeuropa 2015).
Con il poema Ruggine è stata finalista al premio Delfini 2009 e al premio Carducci 2013.

Mercoledì 7 marzo alle 18 in libreria
Maria Beatrice Masella presenta “Lune nuove” (Giraldi Editore, 2017).
Conversano con l’autrice Maria Paoloni, autrice, e Omeima, Margherita e Francesca, tre alunne del Liceo “J.M. Keynes” di Castel Maggiore, appassionate lettrici e aspiranti scrittrici.

Lune nuove è un libro di strade, case, giardini, segreti e rivelazioni. Costanza, madre e insegnante, donna attiva e impegnata, si trova costretta ad affrontare da sola le emergenze e gli sconvolgimenti dentro e fuori casa. I suoi figli, Agata, Arturo e Athena – rispettivamente 18, 14 e 6 anni – condividono molto del loro tempo con Misal e Mohammed, figli di genitori marocchini, buoni vicini di casa. Il gruppo dei ragazzi più grandi custodisce un segreto e una preoccupazione importante legata a Misal…
Un libro dove si ama, si soffre, ci si dispera e si spera, si è diversi ma si lotta insieme. Dove si ride e si piange. Come la vita.

Maria Beatrice Masella è nata a Taranto e vive a Bologna dal 1975, dove attualmente lavora come insegnante e pedagogista.
Il suo romanzo di esordio, Compagni di futuro, prefazione di Margherita Hack, viene pubblicato da Giraldi editore nel 2007.
Negli anni successivi scrive svariati libri per l’infanzia e l’adolescenza fra cui: la trilogia gialla di Hanna & Fou e il romanzo Respiro, Sinnos editore; Bambini Bambine a colori/ Famiglie a colori, Nannalibro/Libronanna e La mia scuola è un grande fiume, Bacchilega Junior editore; IO SONO IO, Leone Verde Piccoli editore.
Ritorna agli adulti nel 2014 con Mare di argilla, Edigrafema editore.

Sabato 10 marzo alle 14,30 in libreria
il gruppo “Letture sul sofà” parlerà del libro di Lorenza Pieri “Isole minori” (E/O).

Chiunque sia interessato può partecipare liberamente.

NEWSLETTER dal 20 al 24 febbraio

Una settimana vorticosa.
Appuntatevi tutto e vi aspettiamo in libreria.

Trame

Martedì 20 febbraio alle 18 in libreria
presentazione del libro di Chiara Guidi “La rivoluzione siamo noi” (San Paolo).
L’autrice ne parlerà con Giancarla Codrignani, scrittrice e giornalista.

“La rivoluzione siamo noi” racconta di ventidue donne straordinarie.
Nessuna eroina in queste pagine, solo persone autentiche dalle cui esperienze positive o negative emergono fattori di un cambiamento profondo che tocca l’arte, la cultura, la scrittura, il pensiero politico, ma anche il sentire quotidiano.
Alda Merini, Zaha Hadid, Anais Nin, Oriana Fallaci, Santa Faustina e Edith Stein, si rivelano qui con semplicità di linguaggio, ma con un’intatta complessità di pensiero, vite mai banali che certo non possono divenire favole moderne bensì esempi di chi mai si è lasciato limitare da una qualsiasi condizione di genere piuttosto ha saputo da questa trarre positività e vigore.
Un libro da gustare nella diversità delle sue protagoniste, storie divertenti e coinvolgenti, storie di un secolo attraverso il mondo, da Parigi a New York, da Milano alla Polonia, storie di vocazione e di illuminazione che il particolare stile narrativo scelto dall’autrice declina fra finzione e realtà, fino a rendere estremamente contemporaneo e presente ogni pensiero.

Chiara Guidi è critico d’arte e curatore, vive e lavora a Milano.
Dopo gli studi classici e la laurea in Storia della Critica d’arte all’Università Statale di Milano, dagli anni Novanta organizza mostre in spazi pubblici e privati.
Fra le più importanti curatele: Man Ray, Luoghi della seconda Avanguardia, Agire il mondo, Potere la lingua, Matrix, No-Random, Red Spy, Boetti/Salvo, Musica Madre di Giuseppe Chiari, Titoli, libri e sogni, un’avvertenza qui, opere di Gianfranco Baruchello, Otto Piene, Artrissima, Vanitas&Mirrors, Fortemarmissima square e Le libertà dell’Arte.
Da anni esegue un puntuale lavoro di monitoraggio dell’arte italiana, curando mostre e originali progetti, con attenzione anche ai nuovi artisti internazionali.
Ha collaborato e collabora con le più importanti riviste d’arte e cura prestigiose collezioni d’arte contemporanea.

Mercoledì 21 febbraio alle 18 in libreria
per Paesaggi di poesia, la nuova serie della rassegna curata da Sergio Rotino,
il secondo incontro ospita Matteo Marchesini che dialogherà con Guido Armellini.

Dopo la chiusura dell’esperienza con la libreria IBS di Bologna e una pausa ristoratrice, torna Paesaggi di poesia.
La rassegna, ideata da Sergio Rotino, e ospitata nella libreria indipendente Trame, prosegue nella nuova stagione e ripropone la sua formula: presentare una serie di autori senza vincoli di età o di scuole, provenienti per la maggioranza da fuori Bologna.
Il cartellone della nuova edizione di Paesaggi di poesia è sempre attento a quanto propone la scrittura poetica in Italia, anche nelle vesti della traduzione o dell’antologia.

Il secondo incontro ospita Matteo Marchesini con le sue due ultime pubblicazioni in ambito poetico. Ultimo in ordine di tempo, “Versi con animali”, edito da CollanaIsola e illustrato da Andrea Giordani, e poi la raccolta Cronaca senza storia (Elliot).
Con “Versi con animali” l’autore torna a confrontarsi con un filone poetico già toccato in “Tipi di topi e altri animali”, ovvero una sfilata di portentosi animali dietro cui è facile intravedere altre figure, molto più umane, e l’irrisione ai vizi, alle turbe, alle idiosincrasie che li vestono. Tredici poesie ritmate, spesso brevissime, ricche di rime e assonanze quasi fossero filastrocche, sì, ma fulminanti per non dire ferocemente politiche. Da parte sua Andrea Giordani ha animato i testi poetici attraverso una serie di disegni crudi, innocenti, carichi di solennità.
Una speculazione di altro ordine sta invece alla base di “Cronaca senza storia”, dove Marchesini propone una sua figura di poeta “sentimentale in accezione leopardiana”, come dice Paolo Maccari. Figura mediata però da una forte attitudine speculativa, che perciò è portata a guardare non solo verso se stesso ma anche verso gli altri per comprendersi. È questo che testimoniano, per esempio, i vari testi in cui viene messa in scena la dinamica dialogica di una coppia, con risvolti dove dolcezza e impotenza emotiva delineano un ritratto dell’umanità nel nostro contemporaneo.

Matteo Marchesini è nato nel 1979 a Castelfranco Emilia e vive a Bologna. Poeta, narratore e saggista, oltre ad alcuni libri per ragazzi ha pubblicato le satire di Bologna in corsivo. Una città fatta a pezzi (Pendragon 2010), i saggi critici di Da Pascoli a Busi (Quodlibet 2014), il romanzo Atti mancati (Voland 2013, entrato nella dozzina del premio Strega), la raccolta di poesie Cronaca senza storia (Elliot 2015) e i racconti di False coscienze. Tre parabole degli anni zero (Bompiani 2017).
Collabora con Radio Radicale, “Il Foglio”, il “Sole 24 ore” e “Doppiozero”.

Andrea Giordani è nato a Bologna nel 1970. All’età di sedici anni ha lasciato la scuola per andare a lavorare. Disegnatore prolifico e autodidatta, nella sue immagini raffigura personaggi grotteschi, architetture inclinate e bizzarri animali. Ha preso parte al progetto artistico “Il Cinno selvaggio” promosso dal Centro diurno La Rondine di Bologna.Vive e lavora a Bologna.

Venerdì 23 febbraio alle 18 in libreria
presentazione della novità “La vita lontana” di Paolo Pecere (Liberaria).
L’autore ne parlerà con Francesca Fiorletta.

“La vita lontana” ripercorre gli anni della crescita dei gemelli Marzio e Livio, dopo la nascita dei quali il padre, Elio, marito di Dora (la voce narrante) abbandona la famiglia per trasferirsi in India in un monastero jainista dove diventa figura autorevole per la comunità religiosa. Dora, giovane insegnante precaria, cresce i gemelli completamente da sola. Pur ispirata da ideali umanistici, la crescita dei figli si accompagna a una violenta conflittualità. Livio è vittima di vessazioni da parte dei coetanei e crescendo, interrompe gli studi, perseguendo una passione per il teatro e dando segni sempre più netti di malessere; Marzio accetta un lavoro all’estero, allontanandosi definitivamente.
In Dora emerge la consapevolezza della miopia borghese che ha inquinato la sua vita. Quando viene informata da Rajesh della presenza di Livio vola in India per cercare di accudirlo. Dopo poco tempo chiama Marzio per chiedere il suo aiuto e questi la raggiunge.
Ma le tensioni riemergono e la famiglia presto si disperde di nuovo.
Il romanzo di Paolo Pecere è articolato in un breve prologo e quattro sezioni. La narrazione procede come una sinfonia, in cui diversi stili corrispondono a diversi movimenti narrativi.
La progressiva dislocazione geografica degli eventi traccia un percorso di emigrazione inversa, di fuga dall’Italia in crisi e di ritorno a una società simile a quella delle origini, regolata da un altro tempo.
La voce con cui Pecere racconta ha una grande padronanza linguistica, è ironica e immerge i lettori in un rifugio dell’anima.
Come una ginnastica danzata, “La vita lontana” procede per spezzoni che restituiscono la disintegrazione della famiglia occidentale: senza mai giudicare ma stando dalla parte della speranza che, sul finale, si affaccia attraverso la rinascita di Dora.

Paolo Pecere è ricercatore universitario di Storia della filosofia. Tra i suoi libri: La filosofia della natura in Kant (Pagina, 2009); Dalla parte di Alice. La coscienza e l’immaginario (Mimesis, 2015). Scrive di filosofia, letteratura e viaggi su riviste e blog, tra cui “Internazionale”, “Il Tascabile – Treccani” e “minimaetmoralia”, e ha collaborato con RAI-Filosofia. I suoi racconti sono comparsi su “nazioneindiana” e “Nuovi argomenti”.
Questo è il suo primo romanzo.

Francesca Fiorletta, 1985, vive a Roma, è redattrice di Nazione Indiana, organizzatrice di eventi, ufficio stampa e social media manager per LiberAria Edizioni, CaLibro Festival, e freelance.
Nel 2015 ha pubblicato “More Uxorio”, per Zona Contemporaneae e nel 2017 con L’erudita “Borges non è mai esistito”.

Sempre venerdì 23 febbraio, ma alle 19,30, in libreria
aperitivo in occasione dell’uscita di “Canzoni magnetiche” di TIC edizioni.

Dopo le parole Orrende, le poesie di Cecco Angiolieri, i magneti del Capitano con le parole di Walt Whitman, quelle della spesa, le parolacce, le favole e lo yoga magnetico e tantissime altre, Tic Edizioni rilascia anche le canzoni magnetiche, alcuni dei versi più famosi della musica italiana da mescolare all’infinito per creare le proprie personali canzoni d’autore.
Le canzoni magnetiche prendono spunto dai grandi classici della musica leggera nostrana e le trovate in vendita all’interno di una custodia da cassetta anni ’80, pronte per essere utilizzate sul vostro frigo.

Da “per i campi del Tennessee” a “un body a balconcino“, da “un gattino annaffiato” a “respiri piano“. E ancora “ti vedo scritta“, “mio cuggino“, “fuori dal letto“, “spalmo la maionese“, “le vene delle mani“: tutto frullato nella nuova linea di Tic tra Vasco, Tozzi, Povia, De André, Mina, Battisti, Jovanotti, Ramazzotti, Branduardi, Elio.
Nel cofanetto delle canzoni magnetiche troverete tantissime citazioni, alcune ovvie e altre da scoprire, molte delle quali legate a pezzi presentati ai vari Festival di Sanremo.
Se anche voi pensate di avere il “Tic Factor”, divertitevi con le parole magnetiche della casa editrice romana creando un vero e proprio karaoke da frigo con i testi più assurdi, poetici e grotteschi che riuscite a comporre.

Sabato 24 febbraio alle 12 in libreria
presentazione del libro di Stefano Paparozzi “Madre Nostra” (Zona 42)
L’autore incontrerà i lettori in compagnia degli editori Giorgio Raffaelli e Marco Scarabelli.
Benvenuti nella vita di Miriam Monteforti, figlia, sorella, amica. Madre delle moltitudini.

“Madre Nostra” è una storia di madri e figlie, di scienza e religione, di crescita e dolore.
E di speranza.
Zona 42 amplia le proposte italiane disponibili nel suo catalogo.
Dopo la fantascienza cosmologica di Andrea Viscusi e quella marziana di Alessandro Vietti, dopo il felice progetto antologico Propulsioni d’improbabilità, il romanzo di Stefano Paparozzi, con le sue atmosfere intime e personali, con il suo approccio contemporaneo e quotidiano a una vicenda che esplora alcuni dei temi più attuali del nostro tempo, offre al lettore la possibilità di confrontarsi con una protagonista indimenticabile e una vicenda che non potrà lasciarlo indifferente.

Sempre sabato 24 febbraio alle 18 in libreria
doppia presentazione con le autrici Silvia Di Giacomo & Caterina Falconi che dialogheranno sui loro nuovi romanzi.

Silvia Di Giacomo “Lo stato di Dio” (Foschi Editore)
È l’undici maggio del 2031 nel Nuovo Stato Pontificio d’Italia. Da tre anni, in seguito a un sanguinoso attentato in cui ha perso la vita il Santo Padre, gli italiani hanno rinunciato alla Repubblica per uno stato confessionale cattolico. Intanto l’Europa brucia sotto sanguinosi attacchi islamisti. I flussi migratori muovono folle di disperati e bambini profughi si trovano a vivere soli per le strade delle città. Nello stivale il nuovo potere costituito impone le sue leggi e mina le libertà personali. La convivenza è negata, l’omosessualità perseguitata e la libertà di ricerca scientifica annullata. Il divorzio non esiste più e l’aborto è vietato e severamente punito. La donna è relegata al ruolo di procreatrice con l’obbligo per le spose di sottoporsi a test coercitivi di fertilità. In questo contesto un Giudice, imprigionato come nemico della giustizia ecclesiastica, riflette sulla nuova condizione del suo Paese mentre la sua compagna ha adibito un vecchio casale ad albergo dell’amore libero. Qui alcune coppie di amanti si nascondono dall’oscurantismo restauratore.

Silvia Di Giacomo, classe ’74, vive e lavora come gemmologa a Bologna. Esordisce nel 2015 con il racconto “ Autoritratto all’inferno” pubblicato sull’antologia Cadute, edita da Fernandel. A ottobre 2017 esce il suo romanzo di esordio “Lo stato di Dio”, pubblicato da Foschi Editore. A gennaio 2018 partecipa all’antologia Tempo, pubblicata da Clown Bianco Editore.

Caterina Falconi “Tre è il numero dell’amore” (Pizzo nero edizioni)
Rossana è una bella quarantaquattrenne pescarese e un’autrice di noir alle soglie del successo editoriale. Ha recentemente divorziato, grazie all’aiuto del fascinoso psicoterapeuta Daniele Carboni, da un medico psicopatico e abusante. Un pomeriggio, a una presentazione letteraria, incontra il famoso scrittore di distopici Dino Dini. Tra i due divampa una torrida relazione. Dino però ha già un’altra amante, la bruna e raffinata libraia Celeste, che coinvolge la bionda rivale in un rapporto a tre. Inizia così un triangolo amoroso fatto di incontri ad alto tasso erotico, finché gli equilibri non si rompono e Rossana si sottrae, trasferendosi in un’altra città. Convinta di non essere stata mai amata da Dino, dispera di poterlo rivedere. Ma il 23 dicembre qualcuno busserà alla sua porta…
“Tre è il numero dell’amore. Ma i vettori della triade raramente confluiscono. Piuttosto confliggono e il sesso diventa allora macelleria.”

Caterina Falconi è laureata in Filosofia. Ha pubblicato i romanzi Sulla breccia (Fernandel, 2009), Sotto falsa identità (Galaad Edizioni, 2014), Cattiva cucina e sesso catastrofico. Le storie del tavolo e del cuoco (Echos Edizioni, 2016), Tre è il numero dell’amore (Pizzo Nero Editore. I Libertini, 2017). Ha scritto, con Simone Gambacorta, Una questione di malafede. Scambio a due voci sulla scrittura creativa (Duende, 2010). E, con Francesca Bonafini, Non avremmo mai dovuto. Le frasi che gli uomini sposati dicono alle amanti (Ad est dell’equatore, 2015). Ha pubblicato diversi racconti in svariate antologie. È recentemente uscito, in ebook, il suo racconto erotico Il tuo profumo addosso (Passione Fucsia, 2017). Ha collaborato alla stesura delle sceneggiature del cartone animato Carotina Super Bip, della Lisciani Group. Collabora con il blog letterario Libroguerriero, di Marilù Oliva, curando la rubrica di recensioni RubriCate.

NEWSLETTER dal 14 al 17 febbraio

La prossima settimana arriva.
Con un saggio sul bacio.
L’esordio di Vito di Battista nella narrativa (ci conoscemmo per il progetto Outbook periodo ipotetico curato da Vito, Andrea e Letizia per il decennale della libreria!).
E sabato la poesia di Stefano Iori.
Vi aspettiamo in libreria.

Trame

Mercoledì 14 febbraio alle 18 in libreria
presentazione del libro di Belinda Cantone “E forse il bacio” (Mucchi) (tradotto dal francese di Chiara Contini).
A parlare del percorso di traduzione e degli aspetti letterari del libro saranno presenti Benedetta De Bonis (docente di letteratura francese e francofona dell’Università di Bologna) e Catia Nannoni (docente di linguistica francese e traduzione).

Una volta, Pablo Picasso affermò che i temi fondamentali dell’arte sono «la gravidanza, la nascita, la sofferenza, l’assassinio, la coppia, la morte, la rivolta – e forse il bacio».
Una dichiarazione che attribuiva al bacio, a questo piccolo atto della vita quotidiana, un’importanza davvero inaspettata.
E in effetti, nasca dall’amore, dall’amicizia o da un sentimento di fraternità, il bacio è sempre un segno nobilissimo della nostra umanità, perché si offre come un dono e come un riconoscimento dell’alterità.
Concepito nella forma di un dialogo a tre voci, questo breve saggio mette in scena sensazioni, significati, rituali e abitudini di quello che può forse essere considerato il gesto più bello del desiderio – un tema peraltro ricorrente in gran parte dei libri di Belinda Cannone.
Lasciando interagire finzione e riflessione, ricordi sensuali e citazioni letterarie, l’autrice riesce qui a tradurre con parole profonde e suggestive tutto ciò che silenziosamente si concentra nel tenero e intimo abbandonarsi alle dolcezze di un bacio.

Belinda Cannone, parigina con antenati siciliani, è romanziera e saggista; e insegna Letteratura comparata presso l’Università di Caen. Tra le sue opere di narrativa si segnalano i romanzi: Dernières promenades à Petrópolis, Le Seuil, Paris 1990, L’Ile au nadir, Quai Voltaire, Paris 1992, Trois nuits d’un personnage, Stock, Paris 1994, Lent Delta, Verticales, Paris 1998, L’homme qui jeûne, L’Olivier, Paris 2006, Entre les bruits, L’Olivier, Paris 2009, Le don du passeur, Stock, Paris 2013, Nu intérieur, L’Olivier, Paris 2015.
Oltre a vari studi di estetica musicale e di critica letteraria (tra cui: La Réception des opéras de Mozart, 1793-1829, Klincksieck, Paris 1991, L’oeuvre de Zola, Gallimard, Paris 2002), la sua folta produzione saggistica comprende: L’Écriture du désir, Calmann-Lévy, Paris 2000 (Prix de l’essai de l’Académie Française 2001), Le Sentiment d’imposture, Calmann-Lévy, Paris 2005, Gallimard-Folio, Paris 2009 (trad. it. Il sentimento d’impostura, Edizioni di Passaggio, Palermo 2011), La Bêtise s’améliore, Stock, Paris 2007, La Tentation de Pénélope, Stock, Paris 2010, Le Baiser peut-être, Alma, Paris 2011 (trad. it., E forse il bacio, Mucchi 2017), S’émerveiller, Stock, Paris 2017.

Venerdì 16 febbraio alle 18,30 in libreria
Vito di Battista presenta “L’ultima diva dice addio” (uscito il 15 febbraio 2018 da SEM – Società Editrice Milanese).
Con lui Andrea Agliozzo e Letizia Colopi.

È la notte di capodanno del 1977 quando Molly Buck, stella del cinema di origine americana, muore in una clinica privata alle porte di Firenze. Davanti al cancello d’ingresso è seduto un giovane che l’attrice ha scelto come suo biografo ufficiale. È lui ad avere il compito di rendere immortale la storia che gli è stata data in dono. E forse molto di più.
Inizia così il racconto degli eventi che hanno portato Molly Buck prima al successo e poi al ritiro dalle scene, lontana da tutto e da tutti nella casa al terzo piano di una palazzina liberty d’Oltrarno, dove lei e il giovane hanno condiviso le loro notti insonni.
Attraverso la maestosa biografia di un’attrice decaduta per sua stessa volontà, “L’ultima diva dice addio” mette in scena una riflessione sulla memoria e sulla menzogna, sul potere della parola e sulla riduzione ai minimi termini a cui ogni esistenza è sottoposta quando deve essere rievocata. Una romanzo dove i capitoli ricominciano ciclicamente con le stesse parole e canzoni dell’epoca scandiscono lo scorrere del tempo, mentre la biografia di chi ricorda si infiltra sempre più nella biografia di chi viene ricordato.

Vito, Andrea e Letizia sono nati in un arco di tempo che va dal 1985 al 1990 (anche se uno dei tre mente spesso sulla propria età).
Si conoscono nei corridoi del 32 di via Zamboni e nel 2015 si laureano in Poesia del Novecento.
Nello stesso anno, per festeggiare i 10 anni, la libreria Trame li accoglie per realizzare insieme Outbook, un progetto che dà voce ai lettori di Bologna attraverso fotografie e documentari video.
Oggi, Andrea Agliozzo è dottorando in Letteratura italiana e vive a Parigi, Letizia Colopi si barcamena nel mondo della pubblica istruzione e tutti e tre si ritroveranno di nuovo per presentare il romanzo d’esordio di Vito di Battista.

Sabato 17 febbraio alle 18 in libreria
presentazione del libro di Stefano Iori “Lascia la tua terra – Sinfonia del congedo” (Fara editore).
Dialogherà con l’autore il poeta e critico bolognese Giancarlo Sissa.

Il libro è la quarta opera poetica di Iori. L’autore accoglie le avvisaglie dell’ultima ora e la sua poesia lascia la terra anzitempo, “per donarsi al cielo”, per volare nel nulla, tra i dubbi, fino allo stupore e oltre. Versi brevi e asciutti, sinestesie e ossimori, verbi declinati all’infinito: una raffinata corazza a difesa della scrittura, per renderla fluida, non gemente a possibili cadute prosaiche, capace di superare l’aliquota del pensiero.
Un viaggio spirituale declinato laicamente, sebbene ispirato alla tradizione della cultura ebraica.
Il libro contiene frammenti di lettura di Flavio Ermini, Gio Ferri, Rosa Pierno e Ida Travi.

Stefano Iori è direttore responsabile dei Quaderni del Premio Letterario Giuseppe Acerbi e della rivista di poesia Versante Ripido, nonché direttore artistico di Mantova Poesia – Festival Internazionale Virgilio e del Sirmio International Poetry Festival.

A cura di Versante ripido, associazione e rivista, www.versanteripido.it. 348 2929478

NEWSLETTER dal 6 al 10 febbraio

Il festival di Sanremo è ogni sera della settimana che arriva.
Il resto della giornata Trame c’è.
Con quattro incontri letterari e il gruppo di lettura. Vi aspettiamo per gli aperitivi.
E dopo vedrete che fare…

Trame

Martedì 6 febbraio alle 18 in libreria
una doppietta di libri con Nicola Lucchi.
Presentazione di “Da un inferno all’altro” (Betelgeuse) e di “Johnny il camaleonte” (Edizioni EL).
L’autore ne parlerà con Luca Occhi.
Leggerà Stefano Farolfi.

Da un inferno all’altro (Betelgeuse Editore)

Quando improbabili omicidi iniziano a minare la tranquillità di una piccola valle, un misantropo professore in pensione decide di investire il suo tempo in un’indagine personale. Ad accompagnarlo malvolentieri nelle ricerche il signor Trevisan, individuo schivo capace come nessun altro di suscitare interesse nello scorbutico accademico. L’equilibrio tra i due è destinato a spezzarsi quando strane connessioni sembrano unire Trevisan a ognuna delle vittime. Anni più tardi, attraverso la voce di un inserviente, la soluzione dell’enigma sarà offerta dallo stesso professore, ormai relegato in un ospizio. Il movente, più che il colpevole, sarà solo la più curiosa delle sorprese.

Da un inferno all’altro è un thriller intimista vissuto tra le quattro pareti di casa e raccontato attraverso le azioni di due uomini con desideri di intensità uguale e contraria. Da una parte il desiderio di restare, dall’altra quello dell’oblio. Opera con una forte impronta autoriale e non esattamente mainstream, questo romanzo è un racconto che cerca di uscire dagli schemi della letteratura di genere, ma senza dimenticarsene. Il romanzo, edito da Betelgeuse Editore nel maggio 2017, ha vinto il festival Giallo Garda 2015 nella sezione romanzi inediti.

Johnny il camaleonte (Edizioni EL)

Johnny è un camaleonte molto confuso. Può assomigliare a tutto ciò che vuole e cambiare colore a piacimento, ma proprio per questo non ha la minima idea di chi sia realmente. Passeggiando nella foresta alla ricerca di se stesso riceverà consigli dagli animali più disparati, ma solo uno di loro sarà in grado di fargli capire quanto sia importante scoprire e apprezzare la propria natura.

Johnny il camaleonte è un racconto che parla di tutti noi, del nostro bisogno di capire chi siamo realmente e dell’importanza di comprendersi, accettarsi e migliorarsi. Ci racconta anche di quanto ci sentiamo bravi nel dare consigli, senza mai pensare a come il nostro personale punto di vista sia in realtà solo uno dei tanti. Tutti credono di sapere come Johnny dovrebbe essere o agire, ma la realtà è che i più si sbagliano. In altri termini, dietro a tutto quello che la gente pensa di noi e vorrebbe che fossimo, si nasconde il nostro vero io; una volta trovato, quel che gli altri credono non ha più alcun valore.

Nicola Lucchi è autore di romanzi e di sceneggiature per il cinema, nutre da sempre una particolare predilezione per la scrittura per l’infanzia. Collabora con la scuola di cinema per ragazzi ZuccherArte, sceneggiando film messi in scena da ragazzi di ogni età. Tra le sue opera più conosciute, il cortometraggio “La mosca”, selezionato a più di 100 festival internazionali, tra i quali i prestigiosi Giffoni Film Festival, Chicago International Children’s Film Festival e il Red Cat di Los Angeles.
Vive tra Italia e Stati Uniti, dividendo il suo tempo tra sceneggiature filmiche e romanzi destinati a ogni età.

Mercoledì 7 febbraio alle 18 in libreria
Paolo Codazzi presenta “Il pittore di ex voto” (Pironti).
Ne parlerà con Anna Maria Riva, consulente editoriale e ufficio stampa.

Romanzo denso e dai diversi piani di lettura, “Il pittore di ex voto” di Paolo Codazzi, non solo rientra appieno nella tradizione del Bildungsroman (romanzo di formazione), ma pure tradisce, anche per i richiami all’opera di Musil e di Bernhard, la passione dell’autore per la migliore letteratura Mitteleuropea. Con un’audacia editoriale degna di altri tempi, Pironti Editore ci consegna, così, un’opera incalzante nello stile fluviale della sua prosa, elasticamente regolata da una punteggiatura essenziale e da un punto di vista narrativo sempre mutevole, ricco di pensose digressioni su un compromesso possibile tra caos e ordine, tra caso e necessità.

Fulvio, un matematico prestato all’arte della meteorologia, torna a Livorno, città dove ha trascorso gran parte della sua infanzia nel collegio per ragazzi con disagi familiari «Casa Firenze», nella frazione di Antignano. A riportarlo al suo passato è il ritrovamento di una lettera indirizzata alla madre scomparsa, proveniente dalla segreteria del Santuario di Montenero nella quale si fa riferimento a un ex-voto, lì conservato. Fulvio parte per trafugare l’opera, che ritiene appartenergli di diritto, immaginando possa riferirsi a un incidente occorsogli anni addietro. L’ascesa con la funicolare, che dalla costa porta al Santuario, è un flash-back continuo sugli anni del collegio, sull’amicizia con Thomas, dai tratti meticci, ora conducente della locale funivia, e il fragile Luca, divenuto pittore di ex-voto. Ma è pure il ricordo della passione adolescenziale per la maestra Lucia, figura che gli instilla l’amore profondo per i numeri, da Fulvio sempre colti nella loro tensione di mistica razionalità.
Riuscito il furto, Fulvio incorre in un secondo incidente che lo convincerà, di nuovo illeso, a chiudere i conti con le sue vicende, restituendo l’ex-voto al santuario; un altro viaggio, questa volta inaspettatamente risolutivo che, come nella natura delle nuvole, ricomporrà gli assetti della storia e riunirà gli stessi protagonisti attorno alle conseguenze di un perfetto congegno metonimico e di una diversa e spiazzante variabile del passato e del destino.

Paolo Codazzi è nato a Firenze, città in cui vive e lavora, operando attivamente nell’ambito culturale cittadino. È fondatore della rivista «Stazione di Posta» e del «Premio Letterario Chianti». Studioso di storia antica ed etruscologia, collabora con quotidiani e periodici. Ha già pubblicato, con Mobydick, Il cane con la cravatta (2002), Segreteria del caos (2006) e, per Tullio Pironti editore, il fortunato romanzo La farfalla asimmetrica (2014).

Venerdì 9 febbraio alle 18 in libreria
Elena Vozzi e Francesca Fiorletta presentano “Io in te cerco la vita” (L’Orma).

Anna Kuliscioff, medica dei poveri e intellettuale sopraffina, rivoluzionaria e libertaria nelle relazioni amorose come nelle rivendicazioni politiche, ci ha lasciato alcune delle più intense lettere del Novecento italiano.
Protagonista di tre decenni della vita politica europea ha dato un incalcolabile contributo nelle battaglie per i diritti delle donne e dei lavoratori.
“Io in te cerco la vita” è la raccolta curata da Elena Vozzi di queste epistole illuminanti ed esemplari.

Elena Vozzi ha lavorato come editor e traduttrice per Castelvecchi, Fazi, Fusi Orari e Baldini & Castoldi, e collabora come docente per diversi corsi di formazione editoriale.
Dal 2011 è caporedattrice di L’orma editore.

Francesca Fiorletta, 1985, vive a Roma, è redattrice di Nazione Indiana, organizzatrice di eventi, ufficio stampa e social media manager per LiberAria Edizioni, CaLibro Festival, e freelance.
Nel 2015 ha pubblicato “More Uxorio”, per Zona Contemporaneae, e nel 2017 con L’erudita “Borges non è mai esistito”.

Sabato 10 febbraio alle 12 in libreria
incontro con Gianluca Fortini in occasione dell’uscita di “L’arto della guerra” (Fernandel).
Lo presenta Gianluca Morozzi.

Grottesco, divertente e profondo: un esordio che è un felice ritorno all’essenza della narrativa emiliana

L’arto della guerra racconta la vera storia del “Piazzatore”. L’arto in questione è il piede, e la guerra è quella dichiarata dal protagonista nei confronti del prossimo piazzando calci nel culo a destra e a manca, cosa che ben presto trasformerà un giovane analfabeta funzionale affetto da dislessia nell’uomo più temuto dai felsinei, incubo delle forze dell’ordine e nemico giurato della giunta comunale.
Il punto di svolta infatti è il calcio nel sedere con cui il protagonista colpisce il sindaco, così potente da fargli perdere i sensi.
Da quel momento i giornali inizieranno a parlare di lui ribattezzandolo “il Piazzatore”, dandogli una grande popolarità e la consapevolezza di essere diventato un uomo nuovo, lontano da quella condizione di lassismo e fatalismo in cui aveva vissuto fino ad allora.
Un romanzo che racconta come sia possibile rinascere a forza di calci nel sedere ben assestati.

Gianluca Fortini è nato nel 1980 a Bologna, dove vive lavorando alle Poste. Questo è il suo primo romanzo.

Gianluca Morozzi è nato a Bologna nel 1971. Ha esordito nel 2001 con il romanzo “Despero”, edito da Fernandel, e ha raggiunto il successo con “Blackout” (Guanda 2004), dal quale è stato tratto un film per la regia di Rigoberto Castaneda. Tra i suoi numerosi titoli ricordiamo “L’era del porco” (Guanda 2005), “Colui che gli dei vogliono distruggere” (Guanda 2009), “Cicatrici” (Guanda 2010, finalista al premio Scerbanenco), “Chi non muore” (Guanda 2011), “Marlene in the sky” (Gallucci 2013), “Radiomorte” (Guanda 2014), “Lo specchio nero” (Guanda 2015), “Anche il fuoco ha paura di me” (Fernandel 2015).
Ultimo romanzo “Confessioni di un povero imbecille” (Fernandel 2016) con il cd degli Avvoltoi e la musica dei Despero.

Sempre sabato 10 febbraio alle 14,30 in libreria
il gruppo “Letture sul sofà” si incontra per parlare del giallo di Michel Bussi “Ninfee nere” edito da E/O.
L’incontro è aperto a tutte le lettrici e i lettori che vogliano parlare di libri.