Orari della settimana a Trame:
lunedì 24 e giovedì 27 dalle 9,30 alle 16,30
martedì, mercoledì, venerdì e sabato dalle 9,30 alle 19,30
Siamo qui con letture e consigli!
GLI Incontri variegati in giro per la città e in libreria, SONO SOSPESI PER I NOTI MOTIVI! vediamo che succede…
Lunedì 24 febbraio alle 17,30
presso la Biblioteca Amilcar Cabral in via S. Mamolo 24 a Bologna
presentazione del libro di Caterina Roggero “Storia del Nord Africa indipendente. Tra imperialismi, nazionalismi e autoritarismi†(Bompiani, 2019).
L’autrice ne parla con Giulia Cimini dell’Università di Bologna e Fondazione Gerda Henkel.
Bookshop a cura di Trame.
I cinque paesi nordafricani, Marocco, Algeria, Tunisia, Libia ed Egitto, hanno vissuto nell’età contemporanea fasi storiche comuni che ne hanno condizionato lo sviluppo nazionale, senza per questo omologarne i singoli percorsi politici, sociali e culturali. Gli imperialismi, ottomano prima, europeo poi, i nazionalismi, durante la decolonizzazione e nei processi di state-building, le ideologie transnazionali, panarabismo e radicalismo islamico in primis, gli autoritarismi e gli esperimenti mal riusciti di democratizzazione poi sfociati nelle Primavere arabe hanno coinvolto, nel corso degli anni, l’intera regione, legandola a rapporti di scambio, incontro e scontro con l’Europa e con gli altri paesi arabi.
Un libro sul periodo seguito all’ottenimento delle indipendenze, che si caratterizza per un approccio globale e internazionalista alla storia della sponda meridionale del Mediterraneo.
Martedì 25 febbraio alle 18 in libreria

Domenico Guarino e Daniele Calosi presentano “La fabbrica che non volle chiudere†(Edizioni Clichy) e ne parlano con Michele Bulgarelli, segretario FIOM Bologna.

A giugno del 2018 la multinazionale Bekaert decide di chiudere lo stabilimento di Figline Valdarno (Fi) mandando a casa i 318 lavoratori. 
Da quel momento ‘la Fabbrica’ diventa l’epicentro di una vera e propria epopea popolare che vede al centro la lotta degli operai e la solidarietà dell’intera comunità . 
“La fabbrica che non volle chiudere†è il racconto di questa straordinaria storia di militanza, dignità ed impegno civile. 
Un romanzo che attraverso la cronaca e le riflessioni dei protagonisti, dà voce ai sentimenti, alle paure, alle speranze, ai pensieri di chi quella vicenda ha vissuto in prima persona.

”In un momento in cui la nostra storia, la storia delle lotte sociali e delle conquiste sindacali, tende a essere emarginata, a non fare più parte della cultura e del sentire profondo del Paese, è importante che la nostra organizzazione, il sindacato, si dedichi a lasciarne traccia” dalla prefazione di Maurizio Landini.
Domenico Guarino, nato a Battipaglia nel 1968 è un giornalista professionista. Consigliere regionale dell’Ordine dei Giornalisti dal 2013, lavora a Controradio/Popolare Network. Ha vinto il premio Viesseux (2007, con il racconto Una casa grande come un sogno) e il premio Terzani (2008, con il racconto Il mio nome è mai più). Ha pubblicato “Di Domenica si può anche Morire†(Poliastampa, 2008), “Ordine Nuovo†(Cult, 2009), “Sono un Italiano Nero†(Cult, 2009), “Puttanopoliâ€, (Cult,2010), “Ribelli“(Infinito, 2011), “Io, Raimondo Ricci†(Sagep, 2013), “Gli occhi dentro†(le Piagge, 2014), “Eravamo Tanto Amati†(Effigi, 2017).
Daniele Calosi è nato a Firenze nel 1969. Consigliere comunale a Sesto Fiorentino nelle liste del PCI, nel 1991 inizia a lavorare come tecnico alla Nuovo Pignone, si iscrive alla Fiom Cgil e nel 1993 viene eletto delegato di fabbrica. Dal 2013 è il segretario generale delle tute blu fiorentine e segue le vertenze delle maggiori aziende metalmeccaniche.
Mercoledì 26 febbraio alle 18 in libreria
Serena Corsi presenta “Donne di fiume e d’inchiostro” (Fernandel) e ne parla con Gianluca Morozzi.
Marta, che insegna matematica e scrive favole per bambini, viene a sapere che quella mattina la madre Clio è uscita di casa e non è più rientrata. È scomparsa.
I giorni passano, e mentre le ricerche di Clio continuano, Marta ripercorre il loro mezzo secolo di vita di madre e figlia, in un valzer luminoso e dolente che racconta l’incedere della Storia, gli angoli ciechi l’una all’altra ma anche le altezze vertiginose della loro relazione.
Quando cominciano ad arrivare misteriose lettere che la madre, prima di sparire, ha scritto agli uomini della sua vita, Marta leggendole scopre una Clio nuova, diversa, che non conosceva, e questa consapevolezza è destinata a trasformare il legame che le ha unite fino a quel momento.
Donne di fiume e d’inchiostro non racconta solo un conflittuale e intenso rapporto fra madre e figlia, ma è anche un romanzo sulla libertà di scegliere chi siamo, chi saremo, e perfino chi siamo stati.

Serena Corsi vive a Reggio Emilia, ma ha tre quarti di sangue toscano. È stata giornalista free lance per diverse testate, tra cui «Il Manifesto» e «L’Espresso». Si occupa di scrittura autobiografica. Ha pubblicato “Lasciar suonare una farfalla. Storie di Andrea Papini, pianista” (Abao Aqu, 2019). Le storie di vita la appassionano a tal punto che ogni tanto ne inventa qualcuna. Questo è il suo primo romanzo. 

Gianluca Morozzi è nato a Bologna nel 1971. Ha pubblicato finora 34 romanzi e più di duecento racconti su riviste o antologie. Ha esordito nel 2001 con il romanzo “Desperoâ€(Fernandel) e ha raggiunto il successo nel 2004 con “Blackout†(Guanda), da cui è stato tratto il film omonimo di Rigoberto Castaneda. Sempre per Guanda ha pubblicato, tra gli altri, “L’era del porcoâ€, “Cicatriciâ€, “Chi non muoreâ€, “Lo specchio neroâ€. Le sue ultime uscite sono “Il vangelo del coyote†(Mondadori), “Gli annientatori†(TEA), “Dracula ed io†(TEA).
Mercoledì 26 febbraio alle 19,30
alla cineteca di Bologna in via Azzogardino
incontro con Lino Capolicchio che presenterà la sua autobiografia “D’amore non si muore†(Rubbettino 2019) accompagnato da Andrea Maioli.
Segue la proiezione di “La casa dalle finestre che ridono†(Italia/1976) di Pupi Avati (110′).
Bookshop in collaborazione con Trame.
Venerdì 28 febbraio alle 18 in libreria
Paola Tonussi presenta “Emily Bronte” (Salerno) e ne parla con Cinzia Bigliosi.
Nella vita di Emily Brontë accadono pochi fatti reali ma tutto accade invece nella forza della sua immaginazione visionaria e nei silenzi invalicabili dietro ai quali lei osserva l’esterno: il «mio mondo interiore» o il «dio dentro il mio petto» delle grandi liriche da cui hanno ugualmente origine la saga infantile scritta con la sorella minore Anne, i versi e quel romanzo unico e sconvolgente che è Wuthering Heights.
Emily Brontë non vive solo nello scambio e sovrapposizione di quotidiano e poetico ma vive sempre, semplicemente, altrove, ovvero nella propria visione poetica: ha un modo solo suo di estorcere racconto dal vento e dall’erica, dal paesaggio di brughiera che è il suo amore profondo o un altro nome per la sua anima, e che per questo non vorrà mai lasciare.
Con un attento studio delle fonti e una puntuale rilettura di corrispondenze, testimonianze e dichiarazioni di contemporanei che l’hanno conosciuta anche fuori dalla cerchia familiare, di là dal mito letterario costruito dopo la sua morte questo libro mostra al lettore moderno la vera Emily Brontë: l’intreccio tra vicenda biografica e concezione dell’opera, l’equilibrio tra realtà e passione, l’attualità di una giovane donna che lotta per essere «se stessa» e «libera», emotivamente e spiritualmente, la sua straordinaria voce lirica sono restituiti intatti.
Pensando alla sua vita breve, difficile, estatica, si è colti da un senso di perdita e desiderio d’amore, d’immensità e forza, perché Emily Brontë sussurra al nostro orecchio l’aspirazione alla felicità e il fuoco delle paure: «Con le dita sporche/d’inchiostro, sorregge mondi illimitati», ha scritto Rosie Garland. E quei «mondi illimitati» Emily Brontë ha saputo – questa biografia lo dimostra – annodarli alla terra mortale e farcene dono.
Paola Tonussi si occupa di letteratura inglese e americana dell’Ottocento e del Novecento. Ha scritto su Brontë, Byron, Keats, Dickens, Virginia Woolf, Emily Dickinson, Fitzgerald, Brodskij. È membro della Brontë Society da decenni, collabora con la rivista internazionale di studi brontëani «Brontë Studies» e con riviste e magazine letterari italiani. Premio Vassalini dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti 2013, è anche autrice di narrativa (Boonrod, ispirato a una storia vera). Per Antenore Editrice ha curato Sognatori, poeti e viaggiatori. Sguardi su Verona e il Lago di Garda.
Cinzia Bigliosi è apprezzata traduttrice di biografia, narrativa e saggistica. Ha insegnato traduzione allo IUAV di Venezia. Ha tradotto molti romanzi, da Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand (Feltrinelli 2009) a Bel-Ami di Guy de Maupassant (Feltrinelli 2012), da Un paesaggio di ceneri di Elizabeth Gille (Marsilio 2014) alla nuova edizione di Suite francese di Irène Némirovsky (Feltrinelli 2014) ed è lei stessa autrice di A mille ce n’è, suo primo romanzo.

Sabato 29 febbraio alle 18 in libreria
per Paesaggi di Poesia XI
Gianni Montieri presenta “Le cose imperfette” (Liberaria).
Dialogano con l’autore Luciano Mazziotta e Sergio Rotino.
Le cose imperfette è un libro sulle persone e sulle loro storie: note o sconosciute, amici o donne e uomini mai incontrati, vivi o morti che siano. Alcuni hanno un nome, altri non ce l’hanno, tutti hanno un volto, tutti quanti fanno memoria.
I migranti, la donna amata, gli affetti familiari, Roberto Bolaño, David Bowie, Stefano Cucchi, David Foster Wallace, Silvina Ocampo, Milo De Angelis, Michele Mari, gli altri sono le cose imperfette e ognuno di loro è un pezzo del tempo che ci rimane. È un libro fatto di asfalto e mare, di divani e sedili di treni e di molte cose sconosciute.
Tre capitoli che si portano addosso una domanda sul futuro, un’altra sulla fortuna che abbiamo e nessuna risposta, come se la marea, nel suo ritrarsi, avesse lasciato una scia di occhi, volti, mani e parole che le poesie hanno raccolto.
Sabato 29 febbraio alle 17,30
alla Cineteca di Bologna in via Azzogardino
Rinaldo Censi presenta la nuova edizione di “Via col vento†di Margaret Mitchell in uscita per i tipi di Neri Pozza.
Bookshop a cura di Trame.
Segue la proiezione di “Via col vento†(Gone with the Wind, USA/1939) di Victor Fleming (238′).
Via col vento celebrò l’apogeo dello studio system. Non aveva autore perché ne aveva troppi. È un film di David O. Selznick, della sua energia autocratica. È un film di Victor Fleming e, non accreditati, George Cukor e Sam Wood. È un film di William Cameron Menzies, production designer cui si deve la visione grafica e coloristica. E, con un grado di separazione, è un film di Margaret Mitchell, la scrittrice di Atlanta che nel giugno del 1936 aveva consegnato all’editore MacMillan le sue mille pagine di romanticismo sudista, di mitologia agraria imbandierata di dubbie nostalgie, soprattutto la sua storia di una donna, un melodramma dove l’eroina si spinge ben oltre i codici del genere. MacMillan propone il libro alle majors, a un prezzo fuori misura, prima che sia uscito. Tutti declinano. Selznick negozia e si porta a casa i diritti per 50.000 dollari. Cercheranno di ricomprarglieli per un milione di dollari. Ma a questo punto la storia di Via col vento – il film – ha già preso la sua strada. (pcris).